domenica 25 novembre 2018

Torino contro lo spreco alimentare

Porta Palazzo è il più grande mercato a cielo aperto d'Europa. Odori e colori sulle bancarelle e tra la gente, caos, voci e rumori, traffico di auto e di borse della spesa, prodotti di ogni tipo: è un'esperienza indimenticabile! Ma come in tutti i mercati, a metà giornata la piazza è invasa da una montagna di rifiuti.
La città di Torino ha implementato due idee per limitare questo problema. Da un lato la fornitura di cestini privati, grazie anche alla collaborazione con Novamont, agli ambulanti, per un più facile conferimento dell'umido. Dall'altra la distribuzione gratuita di frutta e verdura invenduti a famiglie bisognose: a fine mercato un gruppo di richiedenti asilo (perlopiù africani) si occupa di raccogliere e distribuire questa merce, un circolo virtuoso di mutuo soccorso, integrazione e lotta allo spreco alimentare.
A questo link potete vedere il video della bellissima iniziativa.


Immagine da "Eco dalle Città"

Insomma Porta Palazzo, cuore pulsante della città e della sostenibilità sociale e alimentare!



venerdì 2 novembre 2018

12 anni per fermare il disastro

Ultimamente gira online un articolo (per la verità diversi articoli, ma la fonte è sempre la stessa) che ci mette in guardia: mancano solo 12 anni prima che gli effetti del riscaldamento globale diventino irreversibili e la temperatura del pianeta si alzi di 1,5 gradi.
Leggendolo sono rimasta scioccata, 12 anni volano in un soffio, è un po' come guardare con occhi dolci tuo figlio appena nato e ritrovarsi, un attimo dopo, a comprargli un cellulare. Non ti accorgi neanche degli anni che sono passati. Possibile che in così poco tempo potremmo andare incontro al disastro? 
La buona notizia è che possiamo fare qualcosa. 12 anni sono abbastanza per mettere in atto, poco per volta, piccoli grandi cambiamenti nella nostra vita, accorgimenti che ci permettono di non modificare troppo il nostro stile di vita, ma di salvare un ecosistema. 
Non mi stancherò mai di ripetere che come consumatori abbiamo un potere enorme, quello di condizionare le scelte dei produttori: se nessuno (o almeno se la maggior parte di noi sceglie di non farlo) compra più prodotti usa e getta in plastica, le grandi aziende saranno obbligate a cambiare direzione a produrre qualcosa di nuovo; se decidiamo di non acquistare prodotti confezionati con imballaggi enormi, prima o poi i produttori dovranno adeguarsi.
Il riciclaggio funziona ma fino a un certo punto, laddove possibile va prediletto il lavabile rispetto al riciclabile o addirittura comprare sfuso. (E non iniziamo con la scusa che non ci sono abbastanza negozi o negozianti leggeri, ormai le opzioni sono numerose e sono ben disponibile a darvi consigli in merito). D'altronde il miglior rifiuto è quello non prodotto.
E poi limitare l'uso dell'automobile, limitare l'acquisto di carne, comprare locale, opporsi alle grandi opere inutili e alla cementificazione indiscriminata, che poi, combinata ai cambiamenti climatici, ha gli effetti devastanti che vediamo proprio in questi giorni (alluvioni, frane, crolli ecc.).

E quando i nostri figli tra 12 anni ci chiederanno: “Papà, mamma, voi cosa avete fatto, per fermare i riscaldamenti climatici? Avete smesso di comprare la carne di allevamento industriale? Avete mangiato cibo locale? Avete camminato e pedalato piuttosto che usare l’auto? Avete scelto di non cementificare la terra fertile? Avete optato per energia pulita, avete rifiutato la plastica usa e getta?”, noi allora diremo loro: “No, figlio mio, non abbiamo voluto privarvi di nessuna comodità“.
Linda Maggiori, blogger del Fatto Quotidiano.

Personalmente, tra 12 anni, spero di guardare in faccia mia figlia e dirle: "Amo questo pianeta e ho fatto tutto il possibile per salvarlo". E spero che lei deciderà di impegnarsi a fare lo stesso.