Anche
se non si tratta di una notizia locale, ci tengo a condividere questa storia.
La
notte fra il 10 e l’11 novembre la raffiche di vento hanno sradicato un enorme
cipresso, sul lago d’Orta, uno dei più begli esemplari del nord Italia. Un
tronco di 404 cm e almeno 300 anni di vita.
Questo
cipresso mi suscita tenerezza, lo immagino come un gigante buono abbattuto da
una forza più grande e inarrestabile. Una forza che ci coinvolge tutti e di
fronte alla quale siamo sempre più vulnerabili.
La
frequenza degli eventi atmosferici estremi è notevolmente aumentata, queste
calamità naturali non sradicano solo gli alberi, ma anche le nostre sicurezze,
il nostro meschino orgoglio, la nostra convinzione di essere invincibili.
Eppure anziché reagire, non facciamo che lamentarci e ignorare la realtà.
Fingiamo di non accorgerci che quest’anno l’inverno è arrivato più tardi del
solito (ma è arrivato?), ci siamo crogiolati nel tiepido sole di inizio
novembre, ci siamo lamentati dei primi timidi fiocchi di neve e adesso torniamo
a svestirci con i 12° di oggi, 25 novembre. L’aumento delle temperature è una
realtà e la tropicalizzazione degli ambienti temperati una conseguenza, più
vicina di quel che crediamo.
La
natura si sta ribellando ai soprusi che le infliggiamo da secoli e non può
sopportare ancora in silenzio la nostra noncuranza. Dovremo abituarci ad
affrontare tifoni, maremoti, uragani e a vivere sempre più nella precarietà
(ambientale, lavorativa, sociale, politica) o frenare i nostri eccessi,
cominciando dalle piccole azioni quotidiane, dimostrando rispetto per la
natura, per la materia, per il cibo.
Addio
gigante buono, grazie per il tuo monito.